IL VERSETTO

Gesu' e' la Via, la Verità e la Vita; nessuno va al Padre se non per mezzo di Cristo.

lunedì 29 dicembre 2014

LA PARTICELLA DI DIO NELLA BIBBIA

Genesi‬ ‭1‬:‭6-7, 9, 11‬ NR06
"Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque». Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu.

Poi Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così fu.

Poi Dio disse: «Produca la terra della vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra». E così fu."

La famosa formula di Albert Einstein, Energia=massa x velocità della luce al quadrato,
ci dice che la massa si trasforma in energia(si pensi, grossolanamente, al fiammifero che si infiamma).

Inoltre, dall' energia si può ricavare la massa!

Per avere un' idea della massa di un corpo, possiamo dire che essa è legata alla quantità di materia presente nel corpo considerato.

Abbiamo dunque questa schematizzazione:

massa ---> energia

energia --> massa

Sulla base di queste essenziali e rudimentali considerazioni, notiamo che la Bibbia ci indica come dalla parola di Dio, che dal punto di vista di un credente essa è "energia pura", derivi il creato.

"Dio disse...E così fu"

Schematicamente, possiamo concludere così:

Parola di Dio --> creato



venerdì 5 dicembre 2014

GLI ERRORI COMMESSI PUBBLICAMENTE DEVONO ESSERE RICONOSCIUTI PUBBLICAMENTE.

In 1 Tim. 1:15 leggiamo: "Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata: Cristo Gesú è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo".

Chi era Saulo?

Ti invito a leggere attentamente At. 9:1-31.

GESU' RAGGIUNGE SAULO, FACENDOLO CADERE A TERRA, E CHIAMA PER NOME IL SUO PECCATO: " SONO GESU' CHE TU PERSEGUITI".
IN SOSTANZA, GLI DICE PROPRIO: "SAULO, TU SEI UN PERSECUTORE!"

In Gal. 1:13 leggiamo: "Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo".

Invece, in 1 Cor. 15:9, la Bibbia recita così: "Io infatti sono il minimo degli apostoli e non sono neppure degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio."

Inoltre, in 1 Tim 1:12,13, possiamo leggere: "E rendo grazie a Cristo nostro Signore, che mi fortifica, perché mi ha ritenuto degno di fiducia ponendo al suo servizio me,
che prima ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento; ma mi è stata fatta misericordia, perché lo feci ignorantemente nella mia incredulità".

NOTARE COME UN PECCATO, COMMESSO PUBBLICAMENTE, SIA STATO CONFESSATO DA PAOLO PUBBLICAMENTE E IN MANIERA CIRCOSTANZIATA, DETTAGLIATA. PAOLO NON E' STATO VAGO, NON HA MINIMIZZATO, NON HA FATTO SCONTI A SE STESSO. HA CONFESSATO IL SUO PECCATO COSÌ COME ERA STATO COMMESSO.

COSA FA SAULO DOPO AVERE RICONOSCIUTO IL SUO PECCATO?

Fa essenzialmente 5 cose fondamentali:

1) Prega(At. 9:11). E' consapevole che Cristo lo ha afferrato per affidargli un compito molto diverso da quello che svolgeva prima(At. 9:6).

2) Si battezza(At. 9:18), dando prova di avere assunto un impegno.

3) Sperimenta la fratellanza(At. 9:19).

4) Passa all' azione(At. 9:20).

5) COSA PIU' IMPORTANTE: non si scoraggiava davanti a coloro che gli ricordavano il suo passato; anzi, li confondeva dimostrando che Gesù e' il Cristo.

Esordisce spesso nelle varie lettere dichiarando la sua nuova missione e il suo nuovo ruolo(Romani 1:1; 1 Cor. 1:1; Gal. 1:1 etc.)

APPELLO(mi rivolgo a me stesso e, in particolare, a chiunque abbia commesso pubblicamente un peccato) :

Gesu' ti "raggiunge" dovunque tu sia, ti "afferra" e chiama per nome il tuo peccato.
Riconosci il tuo errore e confessalo pubblicamente.
Prega.
Prendi l' impegno, davanti a tutti, di abbandonare il tuo peccato e di accettare il nuovo compito che Dio ti affida. Agisci in favore della chiesa e del Signore. Non tornare indietro, non ti scoraggiare se
qualcuno ti ricorda i tuoi peccati passati e sii consapevole del nuovo ruolo che Gesù ha pronto per te.

Se hai colto questo messaggio, inizia col confessare pubblicamente le tue colpe(ripeto: se queste sono state commesse pubblicamente), pentiti e prendi un impegno. La chiesa è chiamata ad aiutarti. Diamo a questa chiesa un' altra faccia e un altro cuore; cancelliamo la vergogna di peccati non confessati e non riconosciuti. Risveglio e riforma partono dai peccati riconosciuti e confessati.
Coraggio, coraggio, coraggio!!!

sabato 29 novembre 2014

FACCIAMO IN MODO CHE I BAMBINI CONOSCANO GESU'

" Portavano a Gesù anche i bambini, affinchè li toccasse; ma i discepoli, vedendo, li sgridavano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: <<Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perchè il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità vi dico: chiunque non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto>> " (Nuova Riveduta).

Poichè esiste il pericolo che ai bambini venga "impedito", in un modo o nell' altro, di conoscere Gesù, occorre sapere come aiutarli a fare un' esperienza diretta e autentica col Maestro.
I piccoli hanno bisogno di nutrimento spirituale tanto quanto gli adulti.
Per insegnare ai bambini i principi biblici, bisogna conoscere il loro linguaggio, le dinamiche del loro processo di apprendimento ed altro ancora.
A Gesù stanno particolarmente a cuore i bambini!
Pertanto, una chiesa è chiamata ad organizzare una scuola speciale per i bambini, affinchè si possa insegnare loro, nel modo più corretto possibile, il messaggio biblico.

Gli aspiranti insegnanti che desiderano occuparsi dello sviluppo spirituale dei piccoli all' interno della loro chiesa locale potrebbero iniziare da un corso formativo strutturato come il seguente: 

Struttura didattica del corso "Lasciamo che i bambini vadano a Cristo"
Relatore:_________________________
Anno ecclesiastico:____/_____

Contenuti da discutere
1. Come sono visti i bambini nella Bibbia.
2. I metodi di Gesu’.
3. Lo sviluppo mentale del bambino, secondo un grande psicologo infantile(Piaget).
4. Idee per coinvolgere i bimbi nella adorazione comunitaria.
5. La religiosita’ del bambino dai 3 ai 6 anni.
6. Lo sviluppo della fede nei bambini.
7. Alcuni principi pedagogici.
8. Sguardo sulle risorse in rete.
9. Saranno discussi altri eventuali argomenti di particolare interesse.


Testi di riferimento
Materiale formativo fornito e indicato dal relatore, solo se richiesto.

 Obiettivi formativi
Imparare a educare la chiesa di “domani”

 Prerequisiti
Tanta voglia di imparare!

Metodi didattici
Presentazione frontale interattiva e laboratorio

Modalita' di verifica dell' apprendimento
La verifica dell’ acquisizione delle competenze sara’ contestuale alle attivita’ di laboratorio. Potrebbe servire anche un breve colloquio finale.





sabato 8 novembre 2014

FORMAZIONE IN CHIESA: LABORATORIO SULLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE

Poichè sto sottolineando nei miei ultimi articoli l' importanza della formazione all' interno delle chiese, desidero condividere coi miei lettori un esempio di come potrebbe essere strutturato un semplice corso sulla Comunicazione Interpersonale.
Ritengo che questo argomento sulle tecniche comunicative sia di fondamentale importanza, dato che in Genesi 11 scopriamo che una buona comunicazione sta alla base del successo di una qualunque organizzazione, comprese le chiese.
"Il Signore disse:<<Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo...>>" 
Genesi 11:6 (Bibbia Nuova Riveduta).

Programma didattico del Laboratorio "Comunicazione interpersonale"
Istruttore:
Anno ecclesiastico:____/_____


Contenuti da discutere
1. Come nasce la difficolta’ comunicat(t)iva*. 
   * ho introdotto provocatoriamente una t in piu’ perche’ la comunicazione interpersonale e’ spesso “cattiva”
2. Presupposti, Condizioni e Livelli.
3. Sistemi di rappresentazione.
4. Sapere ascoltare.
5. Linguaggio pulito.
6. Costruire una relazione con l’ interlocutore.


Testi di riferimento
Appunti prodotti dal relatore, solo se richiesti.
Per approfondimenti ulteriori, possono essere suggeriti dei libri.


Obiettivi formativi
Aiutare lo studente a maturare una maggiore consapevolezza di quanto sia importante e fondamentale la Comunicazione Interpersonale per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Imparare alcune semplici tecniche per ridurre il rischio di essere “comunicat(t)ivi”


Prerequisiti
Tanta voglia di imparare!

Metodi didattici
Presentazione frontale interattiva e laboratorio

Modalita' di verifica dell' apprendimento
La verifica sara’ contestuale alle attivita’ laboratoriali e sara’, probabilmente, proposta anche una simulazione finale che interessera’ singoli individui o piccoli gruppi





sabato 18 ottobre 2014

IL VELO DEL TEMPIO, UNO SQUARCIO DA CIMA A FONDO

I versetti biblici da cui voglio partire sono i seguenti:
Matteo 27:51; Marco 15:38; Luca 23:45.
Questi versetti gettano luce su un dettaglio importantissimo che riguarda la morte di Gesù sulla croce.
Il velo del Tempio si squarcia da cima a fondo, proprio mentre Gesù muore sulla croce.
Che cosa rappresenta il velo del Tempio?
Perché assistiamo a questa lacerazione, a questo strappo?
Prima di rispondere a questa domanda, vorrei ancora condividere con te un altro testo della Bibbia:
Ebrei 10:20.
Il velo rappresenta la carne di Cristo.
Gesù, venendo nella carne, ha voluto manifestare, visivamente, la presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Chiamerò questo Soggetto Plurale(Padre, Figlio e Spirito) semplicemente con la parola "Dio".
Se leggiamo Matteo 27:46, scopriamo che Gesù pronuncia queste parole:<<Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>>. Gesù sta per morire. Tra un po', la tenda del Tempio sarà lacerata, strappata, squarciata da cima a fondo.
Che cosa significa tutto questo?
Il Signore ha voluto mostrarci concretamente ciò che ha dovuto, a causa del peccato, subire Dio, nella sua pluralità(Padre, Figlio e Spirito Santo).
Quella che molti chiamano "Trinità" ha subito, a causa del peccato, una lacerazione, un taglio completo e profondo, una spaccatura(Gesù sente per la prima volta, sulla croce, la separazione lacerante dal Padre, pronunciando le parole "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?").
Ci rendiamo conto di quanto sia grave e terribile il peccato che ha colpito al cuore Dio stesso?
Ringrazio Gesù con tutto il cuore perché Egli è anche la Vita e la Risurrezione(Giovanni 11:25) ed è Risorto.
Egli ha mostrato quanto sia pericoloso e distruttivo il peccato, ma ha anche fatto vedere a tutti che Dio è più potente della morte, sconfiggendola.
In virtù del sacrificio di Gesù sulla croce, anche noi possiamo vincere contro il peccato.
Lodiamo il Signore per questo!!

LA CHIESA LOCALE, UN CENTRO DI FORMAZIONE PERMANENTE

Desidero condividere idee e opinioni su un progetto, che possiamo chiamare “RIVOLUZIONE IN CHIESA”.

In particolare, esso prevede uno strumento utile a stimolare, coltivare ed esercitare due importanti doni("conoscenza"e "insegnamento"); stiamo parlando del Centro di Formazione Permanente, che dovrebbe essere attivato all'interno di ogni comunità.

La formazione(formale e pratica) e’ senza dubbio di importanza cruciale per la crescita di una chiesa. Gesu’ passava molto tempo a insegnare e questo implica, banalmente, che ci fosse qualcuno che riceveva questo insegnamento.

La formazione tras(forma) colui che la acquisisce. La chiesa e’ chiamata a essere tras(formata) dallo Spirito di Dio. Una chiesa che da monumento diventa movimento, da “panchinara” passa a “titolare in campo”(per usare espressioni del gergo calcistico).
Occorre dare spazio alla formAZIONE!
Ogni comunità, sulla base dei bisogni dei suoi membri, potrebbe progettare dei brevi e sintetici seminari di interesse generale. Inoltre, potrebbero rendersi necessari dei corsi formativi di interesse particolare, somministrabili a quei membri che intendono svolgere uno specifico Ministero Spirituale.

I dirigenti di una comunità locale, eventualmente con l' aiuto di uno o più esperti, dovrebbero disegnare l’ impalcatura didattica dei corsi, dei seminari, dei gruppi di studio.

Solo a titolo di suggerimento, faccio un piccolo elenco di possibili corsi:
1.     Tecniche di comunicazione interpersonale;
2.     Essere creativi per Dio;
3.     Dio e’ un Matematico;
4.     Come prendere decisioni in armonia con la volonta’ di Dio;
5.     Imparare ad imparare;
6.     Educazione sentimentale e sessuale;
7.     Educazione informatica;
8.    



Di ogni corso dovrebbe esistere almeno un libro di riferimento, ma non si deve disdegnare di dare spazio alle intuizioni e opinioni dei corsisti, a patto, ovviamente, di accogliere quelle che portano il segno dello Spirito Santo.
Spero che queste mie note possano essere fonte di ispirazione per molti dirigenti della Chiesa del Signore.
Chi vorrà realizzare un Centro di Formazione Permanente, di qualità, all' interno della propria comunità deve mettere in conto il verificarsi di difficoltà e la manifestazione di ostacoli di vario tipo.

Che il Signore ci benedica e ci protegga da Satana, il quale provera’ a boicottare questo tipo di percorso.

Questo è un esempio di come si può creare la struttura didattica del corso "Imparare a imparare":
Programma di "Imparare a imparare"
Relatore:_________________________
Anno ecclesiastico:____/_____

Contenuti da discutere
1. Osservare, meravigliarsi, provare CURIOSITA'/INTERESSE, porsi delle domande.
2. Decidere con quali risorse dare risposte alle domande.
3. I gruppi di studio/discussione, risorsa formidabile per l' acquisizione di conoscenza.
4. La lettura "veloce" come strumento potente per incamerare molte informazioni in poco tempo.
5. Come dominare un libro, anche molto voluminoso, facendo leva sulla sintesi.
6. Analisi o sintesi.
7. Dell’ oggetto di studio, saper cogliere i princìpi, le relazioni e le strutture sottostanti.


Testi di riferimento
Appunti prodotti dal relatore, solo se richiesti.
Per approfondimenti ulteriori, possono essere suggeriti dei libri.


Obiettivi formativi
Suscitare maggiore amore per l’ indagine(individuale e/o collettiva). Sviluppare le capacita’ di giudizio e saper criticare nel processo di apprendimento.
Sapere passare dall’ analisi di numerosi casi particolari alla sintesi che produce un insegnamento piu’ generale.


Prerequisiti
Tanta voglia di imparare!

Metodi didattici
Presentazione frontale interattiva e laboratorio

Modalita' di verifica dell' apprendimento*
Colloquio orale, solo dopo avere assegnato allo studente un semplice oggetto di studio


*Si consiglia vivamente di dare un riconoscimento, formale e pubblico, allo studente al termine della prova finale. Si puo’ trattare di un attestato/diploma prodotto dalla chiesa stessa, il quale sottolinea l’ importanza della formazione, specialmente quella che spinge all’ azione, al fare.

Questo, invece, è un esempio di struttura didattica del corso "Come essere creativi e innovativi per Dio":
Programma del corso "Come essere creativi e innovativi per Dio"
Relatore:_________________________
Anno ecclesiastico:____/_____

Contenuti da discutere
1. Il concetto biblico della novita’.
2. Essere “rubinetti aperti” per fare scorrere la Creativita’ dello Spirito del Dio Creatore.
3. Alcune semplici tecniche di creativita’:
i) Analogia;
ii) Associazione;
iii) Obiettivo Rovesciato;
iv) Che cosa…, se…;
v) Se io fossi…;
vi) I punti di vista.


Testi di riferimento
Appunti prodotti dal relatore, solo se richiesti.


Obiettivi formativi
Imparare a produrre idee “nuove”, spendibili per l’ opera di Dio.


Prerequisiti
Tanta voglia di imparare!

Metodi didattici
Presentazione frontale interattiva e laboratorio

Modalita' di verifica dell' apprendimento
La verifica dell’ acquisizione delle tecniche creative sara’ contestuale alle attivita’ di laboratorio. Potrebbe servire anche un breve colloquio.




sabato 4 ottobre 2014

DONI SPIRITUALI: ANCORA SULLA CONOSCENZA

"E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio." (‭Lettera ai Filippesi‬ ‭1‬:‭9-11‬ NR06)

"Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l’interpretazione delle lingue" (‭Prima lettera ai Corinzi‬ ‭12‬:‭7-10‬ NR06)

Come si può vedere leggendo i due testi biblici che ho scelto, c'è una parola, "conoscenza", che ho evidenziato in rosso.
La parola "conoscenza" del primo brano e quella del secondo testo provengono praticamente dallo stesso termine greco.
Mi fa riflettere il legame che c'è tra l' amore(frutto dello Spirito Santo) e la conoscenza(dono dello Spirito).
In Genesi 4:1(CEI) leggiamo "Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino".
Il verbo "conoscere", in questo ultimo versetto, vuole dire "entrare in relazione profonda", "amare".
Se ci pensiamo, anche la parola "studio", attraverso cui si giunge alla conoscenza, viene dalla parola  latina "studium", che significa appunto "amore".

La lettera ai Filippesi dunque contiene questa esortazione: "il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento". Se questo accade, allora saremo in grado di apprezzare le cose
migliori, riconoscendo il loro valore, e potremo conoscere e ri-conoscere(discernere) i frutti di giustizia, di cui dobbiamo essere ricolmi.
Quindi l' amore non può fare a meno della conoscenza!
Ma la conoscenza che non genera amore non abbia posto nelle nostre vite.
Auguro a te e a me di aumentare la conoscenza di Gesù Cristo e tutto ciò che viene da Lui, affinché abbondi in noi l' amore e la giustizia.


domenica 14 settembre 2014

GESÙ E I DONI SPIRITUALI (LA CONOSCENZA)

<< Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l’interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole. >> (‭Prima lettera ai Corinzi‬ ‭12‬:‭7-11‬ NR06)

In questo articolo voglio riflettere sulla distinzione tra dono di insegnamento e dono di conoscenza.
Pensiamo ad un insegnante e ad un ricercatore(scienziato).
Il primo, l' insegnante, ė chiamato a trasmettere, attraverso metodi e linguaggi adatti ai destinatari dell' insegnamento, ciò che altri hanno già scoperto.
Il secondo, il ricercatore, ha il compito, invece, di cercare e scoprire ciò che ancora non si sa; egli è chiamato ad allargare i confini della conoscenza.
Può capitare che in una stessa persona troviamo tutte e due le figure: quella del docente e quella dello scienziato.

<< Io mi sono applicato in cuor mio a riflettere, a investigare, a cercare la saggezza e il perché delle cose, e a riconoscere che...>> (‭Ecclesiaste‬ ‭7‬:‭25‬ NR06)

Chi possiede il dono di conoscenza è paragonabile ad un esploratore, il quale intraprende un duro viaggio che lo porta a cercare, investigare, riflettere, a chiedersi tanti perché.
Ha un grande amore per la verità nascosta, quella che si trova in profondità. Egli ama scavare, anche se comporta sacrifici ed insuccessi. Non sente il peso della fatica dovuta al cercare senza trovare. Egli insiste finché non ha trovato qualcosa che prima non si conosceva.

<< Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà”. >> (‭Daniele‬ ‭12‬:‭4‬ NR06)

Il dono di conoscenza si manifesta conducendo studi accurati sull' argomento che si intende affrontare.
È richiesta molta dedizione e applicazione. L' amore di portare alla luce nuovo sapere è il motore trainante. Non a caso, studio significa amore.

<< e ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi si affatichino. >> (‭Ecclesiaste‬ ‭1‬:‭13‬ NR06)

L' esplorazione deve essere condotta con criterio, con saggezza. È un' attività, lo ripetiamo, che comporta sacrificio e fatica.

<< Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (‭Vangelo secondo Giovanni‬ ‭8‬:‭5, 31-32‬ NR06)

Scoprire la verità equivale un po' come a liberarla dal buio che la tiene intrappolata e lontana dalle nostre menti e dai nostri cuori. Quando la verità, attraverso la ricerca esercitata tramite il dono di conoscenza, viene liberata, essa rende liberi anche chi la conosce.
Il dono di conoscenza concesso dallo Spirito Santo ha il preciso scopo di scoprire nuove verità bibliche e arricchire di nuovi elementi verità già note. 
È importante sottolineare che tale dono contribuisce anche a perfezionare o correggere conoscenze acquisite.

<< È gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle. >> (‭Proverbi‬ ‭25‬:‭2‬ 
NR06)

Chi possiede il dono di conoscenza è caratterizzato da una forte e sana curiosità che lo porterà a dissotterrare i tesori di verità nascosti.

<< tu farai delle ricerche, investigherai, interrogherai con cura. Se troverai che è vero, che il fatto sussiste e...>> (‭Deuteronomio‬ ‭13‬:‭14‬ NR06)

Forse la metafora che sto per utilizzare, ci aiuterà a capire meglio:
chi ha il dono di insegnamento lavora all' interno di un museo archeologico, dedito a far vedere ciò che è stato scoperto;
chi ha il dono di conoscenza, invece, lavora all' esterno, fuori dal museo, nel campo a scavare con gli attrezzi dell' archeologo, il quale cerca cose che non sappiamo ancora.

La Bibbia è come una miniera:
l' insegnante mostra i tesori che sono già stati portati alla luce;
il ricercatore(che ha il dono di conoscenza) lavora in miniera per portare alla luce nuovi tesori.

Certamente, ci vogliono un bagaglio culturale e una istruzione adeguati per esercitare in modo proficuo il dono di conoscenza.

Se senti forte il desiderio di contribuire all' allargamento delle conoscenze bibliche, prega, studia e chiedi a persone competenti un aiuto affinché ti indirizzino sulla strada giusta.
Il consiglio che posso darti io è il seguente: conseguire una laurea quinquennale in teologia e poi un dottorato di ricerca sicuramente possono facilitare il raggiungimento dell' obiettivo di diventare un buon ricercatore nell' ambito della Parola di Dio, in vista dell' edificazione della chiesa.
Ti auguro buon lavoro nella vigna del Signore!!

domenica 31 agosto 2014

BIBBIA E SEZIONE AUREA-GOLDEN RATIO IN THE BIBLE

I numeri di Fibonacci, matematico, sono dei numeri speciali che si costruiscono a partire da 0 e 1.
Il successivo è la somma dei due numeri precedenti.
Pertanto abbiamo: 0   1   1   2   3   5   8   13   21   34   ...
Il rapporto tra un elemento della successione di Fibonacci e il suo precedente tende ad un numero speciale, detto "rapporto aureo", a patto che si prendano numeri via via più grandi.
2:1=2   3:2=1,5   5:3=1,666   8:5=1,6   13:8=1,625   ...
Il numero aureo è detto anche costante di Fidia e vale circa 1,618.
Un numero "abbastanza grande" della successione di Fibonacci col suo precedente possono essere considerati come le dimensioni del cosiddetto rettangolo aureo.
Il rapporto aureo gioca un ruolo molto importante in matematica ed è sorprendentemente presente in natura e nell' arte.
Suggerisco un approfondimento su questo affascinante argomento, e prima di continuare la lettura di questo breve articolo, consiglio di guardare il seguente VIDEO.
Il rapporto aureo è presente anche nella Bibbia.
In particolare, l' arca descritta in Esodo(capitolo 25, versetto 10)  è un parallelepipedo avente facce che sono praticamente rettangoli aurei.

«Faranno dunque un’arca di legno d’acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, la sua larghezza di un cubito e mezzo e la sua altezza di un cubito e mezzo. (‭Esodo‬ ‭25‬:‭10‬ NR06)

La faccia rettangolare dell' arca, le cui dimensioni sono 2,5 cubiti e 1,5 cubiti, è praticamente un rettangolo aureo perché il rapporto 2,5:1,5=1,666.

Una cosa è certa: la sezione aurea non finisce mai di stupire!!

Come cristiano, mi piace immaginare che il rapporto aureo sia una sorta di firma del Creatore dell' Universo sulle Sue Opere.
Come un Pittore, Dio lascia intravedere la sua firma su molti dei Suoi Quadri.

domenica 27 luglio 2014

DISPERAZIONE O SPERANZA?

Isaia‬ ‭41‬:‭10‬ NR06

"Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia."

Quello che succede intorno a noi, sotto i nostri occhi (aerei carichi di passeggeri abbattuti, guerre assurde e terrificanti fabbriche di morte e così via), ci può portare ad uno stadio di disperazione e smarrimento caratterizzato da un forte senso di impotenza.

Grande conforto ci può venire dal versetto che ho riportato più su.

Quel pronome personale, "tu", può essere cambiato col tuo nome, col mio, col nome di chiunque cerchi rifugio e consolazione in queste parole.

Il Signore ci esorta a non temere e ci dà anche un valido motivo: perché Egli è con noi.

Ci sprona a non smarrirci, perché Egli è il nostro Dio.

La triade proposta da questo testo biblico ( "io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo" ) sembra mostrarci tutta la Divinità in azione (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo).
Il mio augurio è che queste parole siano accolte prontamente nei nostri cuori con piena fiducia.
In questo mondo avremo tribolazioni e grandi sofferenze.
Chi può offrirci un futuro migliore?

Le promesse del Signore sono le uniche in grado di donarci la vera speranza:
Isaia‬ ‭11‬:‭6-9‬ NR06

"Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme e il leone mangerà il foraggio come il bue. Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente. Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare."

Gesù è la via migliore, percorrila e fai buon viaggio!





sabato 5 luglio 2014

PAURA DELLA CULTURA?

Il terzo anno del regno di Ioiachim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, marciò contro Gerusalemme e l’assediò. Il Signore gli diede nelle mani Ioiachim, re di Giuda, e una parte degli arredi della casa di Dio. Nabucodonosor portò gli arredi nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio. Il re disse ad Aspenaz, capo dei suoi eunuchi, di condurgli dei figli d’Israele, di stirpe reale o di famiglie nobili. Dovevano essere ragazzi senza difetti fisici, di bell’aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei. Il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva, e ordinò di istruirli per tre anni dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. Tra di loro c’erano dei figli di Giuda: Daniele, Anania, Misael e Azaria. Il capo degli eunuchi diede loro altri nomi : a Daniele pose nome Baltazzar, ad Anania, Sadrac, a Misael, Mesac e ad Azaria, Abed-Nego. Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva, e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. Questi disse a Daniele: «Io temo il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere; se egli vedesse le vostre facce più magre di quelle dei giovani della vostra stessa età, voi mettereste in pericolo la mia testa presso il re». Allora Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la cura di Daniele, di Anania, di Misael e di Azaria: «Ti prego, metti i tuoi servi alla prova per dieci giorni: dacci da mangiare legumi e da bere acqua. In seguito confronterai il nostro aspetto con quello dei giovani che mangiano i cibi del re e ti regolerai su ciò che dovrai fare». Il maggiordomo accordò loro quanto domandavano e li mise alla prova per dieci giorni. Alla fine dei dieci giorni essi avevano miglior aspetto ed erano più prosperosi di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi del re. Così il maggiordomo portò via il cibo e il vino che erano loro destinati, e diede loro legumi. A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono di interpretare ogni specie di visioni e di sogni. Giunto il momento della loro presentazione, il capo degli eunuchi 
condusse i giovani da Nabucodonosor. Il re parlò con loro, ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del re. Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, egli li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno. Daniele continuò così fino al primo anno del re Ciro. (Daniele 1:1-21 NR06)

Le parole su cui voglio riflettere sono: "Dovevano essere ragazzi senza difetti fisici, di bell’aspetto, 
dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua dei Caldei. Il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva, e ordinò di istruirli per tre anni dopo i quali sarebbero passati al servizio del re. Tra di loro c’erano dei figli di Giuda: Daniele, Anania, Misael e Azaria. Il capo degli eunuchi diede loro altri nomi : a Daniele pose nome Baltazzar, ad Anania, Sadrac, a Misael, Mesac e ad Azaria, Abed-Nego. Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva, e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi." 
Il piano del re era quello di trasmettere a quei ragazzi la conoscenza della scrittura e della lingua dei Caldei. Il re, oltre a ordinare di istruirli attraverso un corso di studi della durata di tre anni, decise anche quale dovesse essere il cibo da assegnare loro ogni giorno.
La cosa interessante che si può notare è che Daniele, uno dei ragazzi che sarebbero passati al servizio del re dopo gli studi triennali, non rifiutò di volere imparare la cultura caldea nè manifestò disappunto nei confronti dell' imposizione del suo nuovo nome(Baltazzar). La cosa che ci viene mostrata da questo brano biblico è che Daniele volle invece conservare almeno le sue abitudini alimentari, chiedendo di mangiare le verdure, evitando i cibi e le bevande del re. Non ebbe paura di "contaminarsi" con la nuova cultura, non ebbe paura di apprendere cose nuove, ma si preoccupò di un altro tipo di contaminazione.
Non voglio in questo mio articolo soffermarmi sull' importanza di una corretta alimentazione, ma desidero porre l' accento sul fatto che NON BISOGNA AVERE PAURA DELLA CONOSCENZA!! Daniele accettò di imparare una nuova scrittura, una nuova lingua, una nuova cultura, giudicando quel corso di studi triennali non pericoloso per la sua vita.
Spesso mi capita di incontrare persone, anche all' interno di organizzazioni cristiane, che hanno paura di imparare cose nuove; temono forse di dover mettere in discussione le loro conoscenze acquisite.
Inoltre la Bibbia ci dice: "A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono di interpretare ogni specie di visioni e di sogni"(Daniele 1:17 NR06)
È evidente che Dio stesso permise ai quattro giovani di entrare in contatto con quella nuova cultura, essendo quei ragazzi saldamente ancorati alla loro identità culturale e religiosa.
Il mio invito è quello di evitare tutti quegli ambienti che non favoriscono l' ampliamento della conoscenza, del sapere, per paura che le fragili basi su cui poggia l' identità di quelle comunità vengano frantumate da nuove idee e nuovi orizzonti.
Se i leaders di certe organizzazioni provano a erigere recinti, barriere ideologiche, cercando di impedire ai membri delle comunità che guidano di accostarsi a nuove conoscenze, allora viene meno la solidità e la libertà che contraddistinsero il giovane Daniele e i suoi compagni.
Daniele ci mostra come è possibile "immergersi" in una nuova cultura, rimanendo però saldamente ancorato all' imbarcazione di Cristo.
Il mio augurio è che Gesù sia il centro immobile della tua conoscenza "dinamica".
Non temere di essere un "treno" che ama conoscere e scoprire nuove "terre", l' importante è sfrecciare sul binario di Cristo!!


sabato 14 giugno 2014

GESÙ E I DONI SPIRITUALI (LA PROFEZIA)

Profeta è colui il quale parla al posto di Dio.
Il profeta proferisce, pronuncia, dichiara, manifesta ciò che Dio vuole comunicare al suo popolo.

"Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi." (Lettera agli Ebrei 1:1, 2 NR06)

Gesù è l' esempio più luminoso di profeta. Egli comunica la volontà del Padre e fa conoscere la via che porta alla salvezza.

"Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi." (Prima lettera ai Corinzi 14:24, 25 NR06)

L' apostolo Paolo ci mostra quanto possa essere utile ed efficace il dono di profezia: esso può penetrare i segreti del cuore di una persona, anche non credente, e indurla ad adorare Dio.
Il dono di profezia possiede la chiave per aprire le porte di luoghi "inaccessibili" della mente, del cuore, dell' anima. Chi si accorge di avere queste porte spalancate, si arrende e ammette che Dio è presente ed anche operante.

"La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: “Non ho marito”, perché hai avuto cinque mariti, e quello che hai ora non è tuo marito; ciò che hai detto è vero». La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta." (Vangelo secondo Giovanni 4:17-19 NR06)

Gesù mostra alla donna samaritana di conoscerla, di sapere il suo passato ed anche il suo presente.

La domanda che mi pongo è questa: << può il dono di profezia essere efficace anche oggi, nell' era tecnologica, in cui, grazie ai tantissimi strumenti a disposizione, la privacy delle persone può essere violata in qualunque momento, sapendo quasi tutto di tutti? >>.
Se una persona che non mi conosce mi dice cose su di me che non dovrebbe sapere, la prima cosa che penso, a differenza della donna samaritana, è: "forse è riuscito a scoprire la password del mio profilo Facebook!!!"

Ora, aldilà della battuta, io credo che se il dono di profezia è autentico, se viene veramente da Dio, opererà con efficacia, superando facilmente la "concorrenza", per così dire, della tecnologia imperante.

Beh, profetizzare vuol dire anche esortare, incoraggiare.
"Infatti tutti potete profetizzare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati." 
(Prima lettera ai Corinzi 14:31 NR06)

Altro testo importante, che ci fa capire che è possibile, purtroppo, imbattersi anche in false profezie, è il seguente:
"Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di 
pace."(Prima lettera ai Corinzi 14:29, 32, 33 NR06)

Quella che viene condivisa o diffusa come profezia deve essere misurata e giudicata alla luce della Parola: se è da Dio, essa deve essere in armonia con tutto il messaggio biblico.

Gesù parlava al posto di Dio perché era in profonda comunione col Padre, pregava incessantemente e faceva la volontà divina.
Poiché la parola del Signore è azione, chi annunzia, come profeta, la parola di Dio deve anche agire
in modo adeguato alla parola che porta.

L' apostolo Paolo dice anche che chi crede di essere profeta deve riconoscere l' autorità della Bibbia e a essa deve essere sottomesso.

Gesù sia la fonte di ispirazione principale per coloro che desiderano il dono di profezia, da utilizzare per l' edificazione della comunità di cui fanno parte.

sabato 7 giugno 2014

RIFLESSIONI BIBLICHE: DIFFERENZA TRA IL DONO SPIRITUALE E IL FRUTTO DELLO SPIRITO

Allo scopo di capire quale sia la differenza tra dono spirituale e frutto dello Spirito, ti propongo i seguenti due testi biblici.

"Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo." (Lettera ai Galati 5:22 NR06)

"Ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non vi è che un medesimo Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune. Infatti a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l’interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole." (Prima lettera ai Corinzi 12:4-11 NR06)

Il frutto dello Spirito ci dice come dovremmo essere (gioiosi, pazienti, mansueti, amorevoli...);
i doni dello Spirito, invece, ci dicono cosa dovremmo fare per il bene della comunità in cui ci troviamo.

Il frutto dello Spirito riguarda la sfera dell' essere, mentre il dono spirituale tocca la sfera del fare.

Ti lascio con un augurio paolino:
Ricercate l’amore e desiderate ardentemente i doni spirituali, principalmente il dono di profezia. (Prima lettera ai Corinzi 14:1 NR06).

Occorre dunque produrre il frutto dello Spirito, che è l' amore, ed anche fare ciò che edifica la comunità alla quale apparteniamo, esercitando i doni spirituali.

sabato 31 maggio 2014

IL PROFETA DANIELE E LA SUA ECCEZIONALE FEDELTA' A DIO

DANIELE 6:1-24 (NUOVA DIODATI)
Piacque a Dario di stabilire sul regno centoventi satrapi, i quali fossero preposti su tutto il regno, 2 e sopra di loro tre prefetti, di cui uno era Daniele, ai quali quei satrapi dovevano render conto, perché il re non ne soffrisse alcun danno. 3 Ora questo Daniele eccelleva sugli altri prefetti e satrapi, perché in lui c'era uno spirito superiore, e il re pensava di stabilirlo sopra tutto il regno. 4 Allora i prefetti e i satrapi cercarono di trovare un pretesto contro Daniele riguardo l'amministrazione del regno, ma non poterono trovare alcun pretesto o corruzione, perché egli era fedele e non si potè trovare in lui alcun errore o corruzione. 5 Allora quegli uomini dissero: «Non troveremo mai nessun pretesto contro questo Daniele, eccetto che lo troviamo contro di lui nella legge stessa del suo Dio». 6 Allora quei prefetti e satrapi si radunarono tumultuosamente presso il re e gli dissero: «O re Dario, possa tu vivere per sempre! 7 Tutti i prefetti del regno, i governatori e i satrapi, i consiglieri e i comandanti si sono consultati insieme per promulgare un editto reale e fare un fermo decreto, in base ai quali chiunque durante trenta giorni rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni. 8 Ora, o re, promulga il decreto e firma il documento, in modo che non possa essere cambiato in conformità alla legge dei Medi e dei Persiani, che è irrevocabile». 9 Il re Dario quindi firmò il documento e il decreto. 10 Quando Daniele seppe che il documento era stato firmato, entrò in casa sua. Quindi nella sua camera superiore, con le sue finestre aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si inginocchiava, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come era solito fare prima. 11 Allora quegli uomini accorsero tumultuosamente e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. 12 Così si avvicinarono al re e parlarono davanti a lui del decreto reale: «Non hai tu firmato un decreto in base al quale chiunque durante trenta giorni farà una richiesta a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sarebbe gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose e disse: «La cosa è stabilita in conformità alla legge dei Medi e dei Persiani, che non può essere alterata». 13 Allora quelli ripresero a dire davanti al re: «Daniele, che è uno degli esuli di Giuda, non mostra alcun riguardo per te, o re, o per il decreto che hai firmato, ma rivolge suppliche al suo Dio tre volte al giorno». 14 All'udire ciò, il re ne fu grandemente dispiaciuto e si mise in cuore di liberare Daniele, e fino al tramonto del sole si affaticò per strapparlo dalle loro mani. 15 Ma quegli uomini vennero tumultuosamente dal re e gli dissero: «Sappi, o re, che è legge dei Medi e dei Persiani che nessun decreto o editto promulgato dal re può essere cambiato».

Daniele miracolosamente salvato nella fossa dei leoni
16 Allora il re diede l'ordine e Daniele fu portato via e gettato nella fossa dei leoni. Ma il re parlò a Daniele e gli disse: «Il tuo Dio, che tu servi del continuo, sarà egli stesso a liberarti». 17 Poi fu portata una pietra, che fu messa sulla bocca della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché la decisione riguardo a Daniele non fosse cambiata. 18 Allora il re si ritirò nel suo palazzo e passò la notte digiunando; non fu portato davanti a lui alcun musicista e anche il sonno lo abbandonò. 19 La mattina dopo il re si alzò molto presto e si recò in fretta alla fossa dei leoni. 20 Giunto vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce accorata; il re prese a dire a Daniele: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio, che tu servi del continuo ha potuto liberarti dai leoni?». 21 Allora Daniele disse al re: «O re, possa tu vivere per sempre! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le bocche dei leoni, ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma anche davanti a te, o re, non ho fatto alcun male». 23 Allora il re fu ripieno di gioia e ordinò di tirar fuori Daniele dalla fossa. Così Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui alcuna lesione, perché aveva confidato nel suo Dio. 24 Il re ordinò quindi che fossero fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele e furono gettati nella fossa dei leoni, essi, i loro figli e le loro mogli. E, prima ancora che giungessero in fondo alla fossa, i leoni furono loro addosso e stritolarono tutte le loro ossa.


Ciò che mi colpisce molto della figura di Daniele, straordinario profeta biblico, è il suo essere ligio al suo dovere di capo, nominato direttamente dal re Dario. Il brano biblico su cui stiamo riflettendo ci mostra che alcuni colleghi di Daniele e suoi subordinati, i satrapi, "cercarono di trovare un pretesto contro Daniele riguardo l'amministrazione del regno, ma non poterono trovare alcun pretesto o corruzione, perché egli era fedele e non si potè trovare in lui alcun errore o corruzione".
Il testo è chiaro: Daniele era uno scrupoloso capo, fedelissimo alla "macchina amministrativa" del regno. Il racconto biblico ci dice che in Daniele albergava uno spirito straordinario che era noto a molti; per tale motivo il re pensò di stabilirlo sopra tutto il suo regno.
I "poveri" colleghi di Daniele, non trovando nessun valido motivo per accusarlo, si ricordarono che il profeta non avrebbe mai tradito il suo Dio e cercarono di inventare un modo per costringerlo a scegliere tra la fedeltà al regno e la fedeltà a Dio. Queste sono le parole dei capi che volevano eliminare Daniele: «Non troveremo mai nessun pretesto contro questo Daniele, eccetto che lo troviamo contro di lui nella legge stessa del suo Dio». Essi sapevano che Daniele era fedele al regno, ma sapevano anche che avrebbe mostrato maggiore fedeltà al suo Dio se fosse stato costretto a scegliere, lo ripeto, tra le leggi del regno e quelle del suo Signore. Cosa idearono i nemici di Daniele per eliminarlo? "Allora quei prefetti e satrapi si radunarono tumultuosamente presso il re e gli dissero: «O re Dario, possa tu vivere per sempre! 7 Tutti i prefetti del regno, i governatori e i satrapi, i consiglieri e i comandanti si sono consultati insieme per promulgare un editto reale e fare un fermo decreto, in base ai quali chiunque durante trenta giorni rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni. 8 Ora, o re, promulga il decreto e firma il documento, in modo che non possa essere cambiato in conformità alla legge dei Medi e dei Persiani, che è irrevocabile». 9 Il re Dario quindi firmò il documento e il decreto". Il testo biblico continua e mostra che Daniele fu più fedele a Dio che agli uomini. In questo, i colleghi di Daniele avevano perfettamente ragione!

Qual è l' insegnamento per noi, oggi?
Le persone che ci conoscono sanno della nostra incrollabile fedeltà a Dio?
Chi ci osserva sa che la nostra obbedienza alla Volontà di Dio supera la nostra rispettosa osservanza delle leggi umane?

Se la nostra fedeltà a Dio risulta sconosciuta ai nostri amici, conoscenti, vicini di casa ed anche nemici, allora vuol dire che c' è qualcosa che non "funziona" nella nostra testimonianza cristiana.

Che il nostro Signore e Salvatore ci aiuti ad avere questa grande e visibile(non ostentata!!) fedeltà alla sua Parola!

sabato 17 maggio 2014

GESÙ E I DONI SPIRITUALI (L' INSEGNAMENTO)

Il dono spirituale dell' insegnamento é quella capacità spiccata, che alcuni membri di una comunità cristiana hanno, di trasmettere alla chiesa di Cristo delle verità edificanti riguardanti la Parola di Dio.

Gesù, il Maestro per eccellenza, ha esercitato questo dono di insegnamento in modo brillante.

Poiché nella mia vita faccio il tutor di matematica e sto a contatto, quotidianamente, con giovani studenti, il modo di insegnare di Gesù é per me fonte di ispirazione e spero lo diventi anche per chi legge questo articolo.

Gesù si mise di nuovo a insegnare presso il mare. Una grandissima folla si radunò intorno a lui, tanto che egli, montato su una barca, vi sedette stando in mare, mentre tutta la folla era a terra sulla riva. Egli insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: (Vangelo secondo Marco 4:1, 2 NR06)
Gesù faceva molto uso di parabole (metafore, allegorie, paragoni, similitudini etc.). Il Maestro sapeva raccontare l' invisibile attraverso cose visibili, tangibili.
Utilizzava un linguaggio e concetti familiari a coloro che ricevevano il suo insegnamento.
Insegnare significa lasciare un segno nella mente degli "studenti".

Vennero a Capernaum; e subito, il sabato, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. Essi si stupivano del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. (Vangelo secondo Marco 1:21, 22 NR06)
Gesù insegnava con autorità, il che significa che ciò che Egli diceva e spiegava era tenuto in grande considerazione e lo ascoltavano. Quello che il Maestro raccontava era degno di attenzione e veniva preso sul serio. Le sue parole avevano un peso importante ed erano influenti.

Costoro gli fecero una domanda: «Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente, e non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio secondo verità. (Vangelo secondo Luca 20:21 NR06)
Le persone riconoscevano che Gesù insegnava secondo verità, rettamente, senza riguardi personali.
Nell' insegnare ci vuole onestà e si deve avere il coraggio di rappresentare la realtà senza distorcerla.
Chi insegna non dovrebbe temere se chi ascolta pone una domanda a cui nessuno sa rispondere. É già un grande traguardo l' aver generato una nuova domanda, anche se risulta essere senza una risposta.

Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, (Vangelo secondo Matteo 7:28 NR06)
Chi ha la capacità spiccata di insegnare riesce anche a stupire coloro che ascoltano.

Questo articolo, come ho anche detto in una precedente occasione, non ha la pretesa di esaurire l' argomento sul dono spirituale di insegnamento, ma vuole suscitare l' interesse ad approfondire nella Bibbia questo tema.

Per concludere, posso dire che é probabile che tu abbia il dono di insegnamento se:
- riesci a comunicare un concetto, anche difficile, attraverso metafore, facendo dei paragoni;
- ciò che insegni é influente ed è ritenuto degno di attenzione da parte di chi ti ascolta;
- insegni con onestà intellettuale e non hai paura di trasmettere la verità, anche se é scomoda;
- il tuo insegnamento lascia il segno in coloro che ti ascoltano, generando in essi stupore, forte interesse.

Il Signore ti benedica nel tuo percorso di ricerca o perfezionamento dei tuoi doni spirituali, per il bene della comunità in cui operi.

sabato 10 maggio 2014

GESÙ E I DONI SPIRITUALI (LA PREGHIERA)

Gesù, durante il suo ministero terreno, esercitava i doni spirituali in maniera esemplare.
É Lui il modello che voglio indicarti per scoprire cosa sono i doni dello Spirito.

Desidero iniziare osservando l' esercizio, da parte di Gesù, di una particolare e importantissima capacità spirituale: la preghiera.

Gesù si trovava in un certo luogo a pregare e, quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». (Vangelo secondo Luca 11:1 NR06)

Questo discepolo si rendeva conto della spiccata capacità che Gesù aveva di pregare e rivolgersi al Padre con intensità e fervore. Lo riconosce come Maestro di preghiera e gli chiede istruzioni circa questo potentissimo mezzo di comunicazione con l' Eterno.

Io credo che una capacità spirituale irrinunciabile sia proprio la preghiera. Senza la preghiera la vita spirituale non ha "gambe". É da questo dono dello Spirito che occorre partire.

Allora, lasciatili, Gesù andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole. (Vangelo secondo Matteo 26:44 NR06)
Gesù pregava con insistenza e tenacia. Il versetto ci mostra il Maestro che rivolge al Padre una preghiera ripetuta per ben tre volte.

Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava. (Vangelo secondo Luca 5:16 NR06)
Gesù si appartava per pregare, perché per pregare bene ci vuole concentrazione, silenzio e cose di questo genere.

Gesu propose loro una parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi (Vangelo secondo Luca 18:1 NR06)
In quei giorni egli andò sul monte a pregare, e passò la notte in preghiera a Dio. (Vangelo secondo Luca 6:12 NR06)
Gesù pregava anche di notte; la preghiera serviva a fortificarlo nella battaglia spirituale contro il male.

Queste brevi note non hanno la pretesa di esaurire l' argomento ed hanno come scopo quello di accendere un interesse in chi legge per l' approfondimento del dono di preghiera, osservando proprio Gesù nel Vangelo.

Sì, é vero, tutti siamo chiamati a pregare, per un motivo o per un altro, ma non tutti hanno una spiccata capacità di pregare.

É probabile che tu abbia il dono di preghiera se:
-la preghiera é il tuo stile di vita;
-preghi senza sentirne il peso;
-preghi a lungo e, se necessario, anche di notte;
-preghi anche per chi ti fa del male;
-il tuo atteggiamento interiore "tende" a essere come quello di Gesù mentre pregava.

Una comunità o una società hanno bisogno estremo di persone consacrate a Dio che abbiano questa attitudine alla preghiera continua, insistente.

LA PARABOLA DELLE DIECI VERGINI E LA PARABOLA DEI TALENTI

Matteo 25:1-13; Matteo 25:14-30

Se leggi attentamente le due parabole che ti ho indicato, trovi un messaggio importante che possiamo sintetizzare cosí:
prima del ritorno di Cristo, sappiamo che dobbiamo vegliare(parabola delle vergini) e sappiamo anche come dobbiamo vegliare(parabola dei talenti).
Siamo chiamati ad attendere il ritorno di Gesù, esercitando i doni spirituali e i talenti, che Egli ci ha dato, per il bene comune.

Osserviamo, in Matteo 25:15, che i talenti furono distribuiti in base alle capacità di ciascuno.
Mi piace il primo personaggio che, dopo avere ricevuto i cinque talenti, andò subito a impiegarli, ricavandone altri cinque.
Lo stesso comportamento virtuoso fu adottato anche dalla seconda persona che ricevette due talenti.
Colui che ebbe dal suo padrone soltanto un talento, anziché impiegarlo, lo nascose sottoterra.

Il padrone, tornato dopo molto tempo, chiese conto dell' utilizzo di quei "beni" che aveva lasciato ai suoi servi.
Fu molto contento dei risultati ottenuti dalle prime due persone che avevano bene impiegato le loro risorse e fu molto deluso dal terzo servo che non investí affatto ciò che aveva ricevuto dal suo padrone.

I primi due furono invitati a entrare nella gioia del loro Signore, mentre il terzo, fannullone, fu gettato  fuori nelle tenebre.

In questa sezione del mio blog, dedicata ai doni dello Spirito Santo, cercherò, con l' aiuto del Signore,  di accendere una scintilla, gettando luce sulla differenza tra i doni spirituali e i talenti; sulla distinzione tra il dono spirituale e il frutto dello Spirito.

Credo che sia fondamentale lavorare per Dio e i suoi obiettivi, sfruttando tutti i mezzi che ha messo a nostra disposizione. Egli ci chiederà conto di come avremo investito le risorse che ci ha affidato.
Ognuno di noi ha ricevuto almeno un talento!
Non sotterriamolo, investiamolo!

sabato 12 aprile 2014

BIBBIA E SCIENZA (I MAGI D' ORIENTE)

Daniele 1:20 (NR06)
"Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, egli li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno."

Daniele 2:2 (NR06)
"Il re fece chiamare i magi, gli incantatori, gli indovini e i Caldei perché gli spiegassero i suoi sogni. Essi vennero e si presentarono al re."

Daniele 4:7 (NR06)
"Allora vennero i magi, gli incantatori, i Caldei e gli astrologi; io raccontai loro il sogno, ma essi non poterono darmene l’interpretazione."

Vangelo secondo Matteo 2:7 (NR06)
"Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s’informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa;"

I Magi, questi "strani" personaggi che venivano da oriente per vedere Gesù in fasce, erano gli "scienziati" di quel tempo.

In "Mathematical Thought from Ancient to Modern Times" del prof. Morris Kline, si può leggere che l' astrologia fu un prodotto babilonese e che non sempre utilizzò l' astronomia. Ciò significa che qualche volta l' astrologo indossava i panni dell' astronomo. L' astronomia, lo ricordiamo, è una scienza che, in Babilonia, dal 300  a.C. fino alla nascita di Gesù, fu ricca di scoperte e utilizzò molta matematica.

Bisogna dire che i magi di cui parla il libro del profeta Daniele appartengono agli anni 600-500 a.C., ma quelli del racconto evangelico, che portarono oro, incenso e mirra al piccolo Gesù, sono di un periodo in cui l' astronomia in oriente si era evoluta e aveva imparato a utilizzare molta matematica.

È possibile che i Magi del Vangelo avessero capito, sulla base dei loro studi e osservazioni, che quella "stella", fenomeno astronomico molto particolare, li avrebbe condotti al Cristo. Il dettaglio importante è che mostrarono di conoscere anche una profezia sulla nascita di Gesù (Michea 5:1).

Mi piace pensare che la scienza e la Bibbia si armonizzino insieme per indicare all' unisono la meravigliosa presenza di Dio. La prima ha il compito di mostrare le meraviglie visibili del creato e le sue leggi; la seconda, oltre a parlare delle meraviglie visibili del creato, descrive anche le realtà invisibili.

Come i magi sono stati condotti a Gesù dalla loro scienza e dalla profezia di Michea, anche oggi la scienza può condurre le persone alla consapevolezza dell' esistenza di una intelligenza superiore che ha ordinato il tutto. Le leggi matematiche che stanno alla base delle scienze lo fanno pensare. Il prof. Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984, durante un' intervista rilasciata al noto giornalista Giovanni Minoli, che io ho ascoltato, ha dichiarato che l' universo e il DNA impongono alla nostra mente di pensare che non siamo frutto del caso. Lo stesso Ennio De Giorgi, che è stato un grande matematico italiano dello scorso secolo, affermò che la matematica ci avvicina al Disegno di Dio.

Il mio augurio è che tu possa avvicinarti adesso a Gesù!



sabato 5 aprile 2014

IL FRUTTO DELL' ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE

Genesi 2:15-17 (NR06)
"Dio il Signore prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. Dio il Signore ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai»."

Genesi 3:2, 3, 16, 17 (NR06)
"La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita."

Genesi 3:19, 21 (NR06)
"mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai». Dio il Signore fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì."

Mi colpisce molto il fatto che, a causa della disubbidienza che spinse Eva e Adamo a mangiare quell' unico frutto "proibito", la prima donna creata dovette fare i conti coi dolori e le sofferenze per godere del frutto del suo grembo; mentre Adamo dovette scontrarsi con la fatica e il sudore per ottenere il frutto della terra.

Adamo poteva così riflettere ogni giorno, mentre svolgeva il suo faticoso lavoro quotidiano, sulle conseguenze della sua disubbidienza a Dio e, cosa più importante, poteva ringraziare il Padre Celeste perchè avrebbe fatto ricadere su di sè la conseguenza più drammatica: la morte di Gesù sulla croce.
Il simbolo del sacrificio di Cristo sta nell' animale innocente che venne scuoiato da Dio stesso affinché le nudità di Adamo ed Eva fossero coperte da tuniche di pelle.

Dobbiamo essere felici per la salvezza che Dio ci offre in Gesù Cristo e dobbiamo anche cercare di evitare, con l' aiuto divino, la disubbidienza alla volontà di Dio, contenuta nella sua Parola Scritta.









sabato 22 marzo 2014

BIBBIA E SCIENZA: CITAZIONI PER RIFLETTERE

" In principio Dio creò..." (Genesi 1:1)

<< Se i nastri DNA di un uomo-di uno solo-venissero collegati uno di seguito all' altro, potrebbero circoscrivere tutto il Sistema Solare >>

Prof. Francis Crick
Premio Nobel per la Medicina nel 1962

La ricchezza del corpo umano sta nella quantità e complessità dei suoi elementi.
Come una grande azienda con tanti dipendenti e macchinari ha bisogno, per funzionare bene, di qualcuno che la dirige, così anche il corpo umano, esempio di meravigliosa complessità efficiente, è governato in modo intelligente.

Gli innumerevoli processi biochimici che avvengono ogni giorno nel nostro organismo non sono diretti da ingegneri chimici, ma sono comunque il risultato di una "regia straordinariamente intelligente".

Qualcuno potrebbe dire: " Beh, il cervello sa ciò che deve fare! ". Il punto di domanda che io pongo é: " Chi ha istruito il cervello? Chi gli ha dato il progetto di vita che esegue ogni giorno? ".










RIFLESSIONI BIBLICHE: "STO ALLA PORTA E BUSSO"

Apocalisse 3:20 (NR06)
"Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me."

Mi colpisce molto immaginare Gesù che scende dal suo trono e viene alla nostra porta.
Riesci a pensare ad una persona molto importante nella nostra società che lascia il suo posto e viene alla nostra porta?
Gesù non si limita ad attendere che noi gli apriamo l' uscio, ma bussa!
Se chiudi gli occhi e rifletti sul fatto che Gesù, la Persona più potente dell' universo, è alla tua porta e sta bussando perchè tu lo accolga in casa tua, allora puoi notare la sua grande umiltà e profondo interesse per te.
Se leggi attentamente il testo biblico, il Signore usa anche la voce per chiamarti (molto probabilmente pronuncia proprio il tuo nome). Desidera tanto che tu ti accorga che ti sta chiamando, proprio mentre la tua porta è chiusa.
Se apri, Egli non se ne starà fermo sulla soglia, ma entrerà in casa tua e vorrà condividere un pasto con te.
Notiamo come le azioni di Gesù siano via via più profonde: 1) stare alla porta; 2) bussare; 3) chiamare; 4) entrare; 5) cenare.

Però è doveroso, secondo me, sottolineare che non solo il Maestro vuole stare con te, ma vuole anche che tu stia con Lui ( "...e cenerò con lui ed egli con me" ).
Non è da sottovalutare questo aspetto: Gesù desidera che anche tu sia felice di accoglierlo e di stare con Lui.
Ascoltiamo la sua voce e facciamolo entrare nella nostra vita. Non solo faremo felice Lui, ma saremo felici anche noi, se veramente lo facciamo "entrare".

sabato 15 marzo 2014

IL SICOMORO DI ZACCHEO



Vangelo secondo Luca 19:1-4 (NR06)
"Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora, per vederlo, corse avanti e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua». Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia."

Il sicomoro è un albero imponente che può raggiungere i 20 metri di altezza ed anche 6 metri di larghezza. Era molto diffuso in quelle terre in cui Gesù operava.
Zaccheo, un uomo piccolo di statura, voleva vedere Gesù e decise di salire sopra un grande albero, la cui altezza gli avrebbe consentito di superare l' ostacolo della folla.

La domanda è: come ha potuto un uomo così piccolo arrampicarsi su un albero così grande?

La risposta sta nel fatto che una delle caratteristiche di questo albero è di avere i rami più bassi abbastanza vicini al suolo.

Il sicomoro rappresenta un' opportunità per Zaccheo: la possibilità di vedere Gesù e di incrociare il Suo sguardo, per poi passare del tempo con Lui.

Zaccheo rappresenta quelle persone desiderose di incontrare e conoscere il Signore e che non si abbattono davanti agli ostacoli (rappresentati nel testo biblico dalla folla e dalla piccola statura); sono persone che vedono un' opportunità, per avvicinarsi a Cristo, e la sfruttano (Zaccheo sfrutta la presenza  del grosso e alto albero). Il dettaglio per me importante è che i sicomori nella zona di Gesù erano molto diffusi, quasi a voler dire che le opportunità per incontrare Cristo sono molte. Dobbiamo, come Zaccheo, sfruttare le occasioni e le circostanze che ci possono avvicinare al nostro Signore. Egli vuole fermarsi a "casa nostra" e non vede l' ora che noi lo accogliamo con gioia.
Gesù dice a me e a te che oggi vuole fermarsi a casa nostra. Siamo pronti ad accoglierLo con gioia?


sabato 8 marzo 2014

L' AMORE E IL CORAGGIO DI GESÙ

Vangelo secondo Marco 5:1-20 (NR06)
<< Giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Geraseni. Appena Gesù fu smontato dalla barca, gli venne subito incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale aveva nei sepolcri la sua dimora; nessuno poteva più tenerlo legato neppure con una catena. Poiché spesso era stato legato con ceppi e con catene, ma le catene erano state da lui rotte e i ceppi spezzati, e nessuno aveva la forza di domarlo. Di continuo, notte e giorno, andava tra i sepolcri e su per i monti, urlando e percuotendosi con delle pietre. Quando vide Gesù da lontano, corse, gli si prostrò davanti e a gran voce disse: «Che c’è fra me e te, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi». Gesù, infatti, gli diceva: «Spirito immondo, esci da quest’uomo!» Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?» Ed egli gli disse: «Il mio nome è Legione, perché siamo molti». E lo pregava con insistenza che non li mandasse via dal paese. C’era là un grande branco di porci che pascolava sul monte. I demòni lo pregarono dicendo: «Mandaci nei porci, perché entriamo in essi». Egli lo permise loro. Gli spiriti immondi, usciti, entrarono nei porci, e il branco si gettò giù a precipizio nel mare. Erano circa duemila e affogarono nel mare. E quelli che li custodivano fuggirono e portarono la notizia in città e per la campagna; la gente andò a vedere ciò che era avvenuto. Vennero da Gesù e videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che aveva avuto la legione; e s’impaurirono. Quelli che avevano visto raccontarono loro ciò che era avvenuto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi cominciarono a pregare Gesù che se ne andasse via dai loro confini. Com’egli saliva sulla barca, l’uomo che era stato indemoniato lo pregava di poter stare con lui. Gesù non glielo permise, ma gli disse: «Va’ a casa tua dai tuoi e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatte, e come ha avuto pietà di te». Ed egli se ne andò e cominciò a proclamare nella Decapoli le grandi cose che Gesù aveva fatte per lui. E tutti si meravigliavano. >>

Ciò che mi colpisce molto di questo brano è il grande coraggio, evidentemente dettato dal grande amore, da parte di Gesù nei confronti di quello "spaventoso" indemoniato.
Proviamo ad immaginare un uomo che abita nei sepolcri, fisicamente molto forte ed anche pericoloso per gli altri. Avevano provato più volte a legarlo con le catene, ma riusciva a spezzarle. Immaginiamolo mentre urla e si percuote con delle pietre, di continuo, giorno e notte. In poche parole: una furia capace di terrorizzare chiunque!

I versetti biblici che ho riportato più su raccontano che l' indemoniato, vedendo Gesù da lontano, gli corse incontro.
Come reagiamo noi davanti ad una "furia scatenata" che ci viene incontro correndo, di cui sappiamo, tra l' altro, che ha una forza in grado di spezzare le catene?
Non mi risulta che Gesù abbia provato a scappare o abbia cercato di evitarlo.
Il Maestro era pronto a "incontrare" anche quell' uomo, evitato da tutti, perchè sapeva che aveva bisogno della guarigione divina.
Gesù non indietreggia, anzi lo aspetta e affronta il male che lo tormentava.
Quell' uomo era posseduto da circa duemila spiriti immondi e fu liberato, grazie alla forza di Gesù Cristo, da quelle catene spirituali che non era riuscito a spezzare con la sua forza fisica.
Mi colpisce anche il fatto che le persone fossero impaurite, vedendo l' uomo tranquillo e sano di mente, dopo l' intervento coraggioso e pieno di amore del Signore.

Dobbiamo avere anche noi il coraggio, e soprattutto l' amore, per potere affrontare anche situazioni e/o persone difficili. 

L' indemoniato rappresenta qualcosa di veramente complicato, da cui non dobbiamo scappare.

Ci possono essere "indemoniati", persone "intrattabili" che fanno "paura", intorno a noi che hanno bisogno del nostro coraggio e del nostro amore, affinchè possano tornare a essere persone sane e felici. Una volta guarite, queste donne e questi uomini possono raccontare le grandi cose che il Signore ha fatto per loro.

Il Signore ci dia la forza spirituale e la capacità di affrontare le situazioni, anche le più ardue!